L’arabo nel mondo: prestiti e mutazione

“Per me è come se fosse arabo.”

In risposta a qualcosa di complicato o difficile da capire, questa espressione idiomatica dell’italiano, viene spesso usata perché la lingua araba è così distante per alfabeto e fonetica dal nostro idioma.

A voler guardare bene, però, ci sono diverse lingue che ne hanno preso in prestito dei termini o dei prefissi. Basti pensare ad alcune parole in lingua spagnola, lingua romanza, che iniziano per al- (alfombra, tappeto; alcachofa, carciofo; Alhambra, complesso palaziale andaluso); oppure addirittura parole usate comunemente in lingua inglese, lingua germanica: algebra, apricot – albicocca -, sugar – zucchero -.

Anche nel nostro Belpaese utilizziamo tanti termini che derivano proprio dall’arabo, senza contare il sistema di numerazione.

L’arabo classico è la lingua ufficiale di 25 stati: il 48% delle nazioni del mondo la riconosce come ufficiale, maggioritaria o minoritaria, senza contare i vari dialetti e le variazioni regionali. Parlata in un territorio che si estende dall’Africa settentrionale e sub sahariana fino al Medio Oriente, compresi Iraq e Siria, rappresenta la sesta area linguistica, in continua evoluzione, dettata dagli incalzanti cambi politici, socioeconomici e ambientali.

Per questa ragione, conoscere la lingua standard, utilizzata in contesti formali e scritti, è considerato un grande vantaggio da potenziali datori di lavoro, o un valido strumento per chi ama viaggiare. Non solo, la lingua araba ha anche un grande potere strategico, in grado di ridurre le differenze culturali tra i vari paesi.

Che vogliate approcciarvi all’arabo per lavoro, per turismo, o semplicemente per accrescimento personale, comprendere una lingua è comprendere gli usi e i costumi di popoli diversi, tanto lontani quanto facilmente raggiungibili.

Capire una lingua straniera, magari una così apparentemente difficile come l’arabo, significa aprire una finestra su mondi remoti, illuminando anche il nostro.

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